Il ballo

“Il ballo tipico Romagnolo (valzer, polca, mazurca) non è puramente romagnolo come base ma bensì come impostazione. Il valzer, la polca e la mazurca possono godere dell’appellativo di “Romagnoli” perché alle basi di questi sono state aggiunte variazioni prettamente romagnole”. (da “La Romagna nel Ballo, fra storia, tecnica  e leggenda”, del M° G. Cicognani).
Premesso ciò e mi sembrava doveroso per chiarezza, procediamo con l’analizzare la loro adozione ed evoluzione in Romagna.  I balli tradizionali in Romagna, come poi del resto anche in tutte le altre regioni italiane, erano di antica origine popolare. I più diffusi erano il trescone, la galoppa ( la galòpa), la monferrina, il saltarello (e saltarèl), la furlana (la furlèna), la padovana, ecc.
Questi balli ero chiamati balli staccati, ciò considerando l’assenza di contatto fra i ballerini, cosa fondamentale nei loro successori come valzer, mazurca e polca. Sul finire dell’ottocento i balli popolari o staccati, che dir si voglia, cedettero il passo a nuovi balli chiamati anche esotici,che nel frattempo si erano diffusi in tutta Europa.
Fino ad allora questi ballati erano in uso esclusivamente nelle serate aristocratico-borghesi. Oltre a rallentare i frenetici ritmi che si imponevano ai ballerini con i vecchi balli (saltarello, galoppa, ecc.), permettevano un abbraccio reciproco con l’altrui sesso, a volte, concesso solamente in occasione di un ballo. Non solo i ballerini però si accorsero di questa nuova situazione.
La Chiesa etichettò immediatamente questi balli  come i maggiori responsabili del declino di valori quali senso del pudore e moralità e definendo questa pratica un “insano vizio” che induceva i ballerini al peccato.
Come ricorda Riccarda Casadei, nel Film-Documentario “L’Uomo che sconfisse il Boogie”, il ballo era stata occasione anche di non assoluzione  durante la confessione.

La diffusione di queste nuove danze si limita in un primo tempo agli ambienti cittadini, per poi approdare successivamente nelle campagne. Così il Ceccarelli (cronista dell’epoca), ci descrive la situazione:
“Siamo nel 1870, agli albori cioè di un nuovo periodo storico. L’Italia, risorta a dignità nazionale, comincia a rivolgere le sue cure all’educazione e all’emancipazione delle classi lavoratrici che trovano sviluppo nelle leghe di mestiere, nelle camere del lavoro, nelle cooperative, nelle corporazioni sindacali. Le associazioni politiche si moltiplicano a dismisura e allora si fabbricano le case del popolo, e dei circoli, nelle quali trova sede naturale, spaziosa e signorile, la sala da ballo. Era dunque naturale che in Romagna sorgessero un’infinità di piccole orchestre, non più a ottoni, ma a corda anche perchè si voleva che il fine e delicato suono dei violini non fosse privilegio soltanto dei circoli aristocratici”. La moda del ballo e divertimento sempre e comunque raggiunge ben presto anche la costa dove hanno inizio le serate danzanti. Il “Satana” (periodico cesenate) il 25 agosto 1877 porta la notizia, proveniente da Cesenatico di un gran veglione estivo organizzato negli stabilimenti balneari. Pure da Rimini, Cattolica, fino a Pesaro giungono notizie di veglioni e di feste da ballo in riviera.

Lo “Specchio”, periodico cesenate nel n°6 del 5 febbraio del 1882 racconta così la situazione del ballo: “si balla fra donne e donne, fra uomini e uomini, fra donne e sedie, caso raro, fra uomini e donne. Si balla nelle casa private, in quattro o in sei, al suono di un armonium sfiatato o di un pianoforte scordato, o zufolando e cantando inni patriottici a ritmo di valzer. Si balla senza distinzione di sesso, di età, di grado, invitando magari, per far numero, la cuciniera di zoccoletti, che lavava i piatti, e che porta nella sala, vicino alla padrona e agl’invitati, le mani affumicate e le vesti inzuppate d’untume”. Questo è il periodo storico in cui ha inizio la così detta Musica da ballo Romagnola, erroneamente chiamata “Liscio”, quando, come disse l’avvocato Riccardo Chiesa, “di Liscio non ha proprio nulla”. Era il 1913 quando in Italia arrivarono il disco ed il grammofono, l’amplificazione arrivò nel 1925 (chiaramente non per tutti). Secondo Casadei successore storico del genere, di Carlo Brighi, costituisce nel 1928 la sua prima orchestra, dopo aver suonato con Emilio Brighi (figlio di Carlo) per quattro anni.
Nello stesso anno incide il primo disco 78 giri alla Fonit al lato A “Ricordo-valzer” e al lato B “Capricciosa-mazurca” (per l’ascolto dell’originale rivolgersi alla sede del Liscio@MuseuM).
Casadei è inoltre l’iniziatore, il promotore, l’inventore di quel filone musicale che è stato ed è la canzone dialettale romagnola.