I luoghi di Secondo Casadei

Mancava solo l’ingaggio permanente per la stagione estiva, che arriva nel 1936 all’albergo “Stella d’Italia”, l’anno seguente al bar “Ideal”, entrambi a Viserba. Viserba è una delle frazioni più vicine a Rimini dove altrettanto precocemente si era sviluppato il turismo balneare, persino competitivo con quello della più nota e importante Ostenda d’Italia, per l’esclusivo pregio delle acque di sorgente alimentate da pozzi artesiani. La località si era così arricchita di incantevoli ville e villini edificati soprattutto nel periodo del liberty, fra Otto e Novecento, da turisti facoltosi: oltre alla bomboniera del kursaal, il circolo dei bagnanti, intrattenimenti e feste da ballo erano ospitati nei più prestigiosi alberghi del tempo, come la “Stella d’Italia”, l’albergo “Stazione”, il “Bologna”, il “Milano”, il “Lido”.

Siamo nel 1938, manca poco all’esplosione del conflitto; nel ricordo del musicista, del cantante, dell’amico Giovanni Fantini, la notizia arriva durante una serata a Forlì: a mezzanotte, come al culmine di una fiaba nera, viene intimato all’orchestra di smettere, perché era scoppiata la guerra. Da quella sera, per lunghi e drammatici anni, ogni attività di intrattenimento viene sospesa e si lotta per la sopravvivenza. Secondo conosceva il mestiere di sarto e torna a girare per campagne e cascinali cercando di farsi comprare qualche taglio di stoffa, nel cortile di casa rammendava e stirava con un vecchio ferro a vapore. I contadini gli chiedevano se era passato a vendere dei dischi e invece era lì per smerciare tessuti rigidi, stazzonati, mediocri del tempo di guerra. Gli comprano qualcosa, ricordando i momenti di gioia regalati dalla sua musica. Nel giro di poco tempo muoiono il padre, poi la madre, nasce la figlia Riccarda ed è in questo periodo che compone alcune delle sue musiche più belle, Dolore, A mamma, A Riccarda. Vive in queste musiche un sentimento di malinconia e struggimento che interpreta e comunica, attraverso lo stato d’animo soggettivo, la sofferenza di una terra, di un popolo, di una nazione in guerra. Un brano come Dolore, interpretato dall’Orchestra giovanile “Cherubini” al Ravenna Festival 2013, ha la forza intima di commuovere ed emozionare come le musiche di compositori immortali.

Nell’autunno 1944 il Fronte si ferma nella zona del Rubicone, dove la linea Christa, coincidente con il corso del fiume, divide i due opposti schieramenti dei tedeschi in ritirata e degli alleati che avanzano, attestati sulle due sponde del fiume. Sotto una pioggia battente e incessante il territorio viene bombardato da terra, dal cielo e dal mare. Quel piccolo fiume “pareva che fosse un ostacolo insormontabile. La gente non aveva mai fatto caso a quel fiumiciattolo le cui acque, quand’era in piena, a stento raggiungevano l’altezza di un uomo. Era un fiume come tutti gli altri, sul quale, a breve distanza l’uno dall’altro, passavano in due diversi punti la ferrovia e la strada asfaltata. I tedeschi avevano fatto saltare i due ponti e si erano trincerati dietro il piccolo argine che accompagnava il fiume per tutta la pianura. Nella primavera e per tutta l’estate le colonne inglesi avevano corso dal sud fino al nord ed ora si fermavano davanti a quel fiume modesto. Gli uomini stentavano a credere che fosse proprio toccato a quella zona il vedere fermarsi nuovamente le truppe” (9). La casa di Sant’Angelo crolla sotto i bombardamenti, la Romagna e in particolare il territorio del Rubicone, sono ridotti a un cumulo di macerie. Casadei riesce a malapena a salvare il violino, gli spartiti, qualche disco. Come molti altri conosce la promiscuità dei rifugi, la paura dei bombardamenti, la precarietà di alloggi di fortuna. Malgrado la devastazione, la situazione di emergenza e di mancanza di ogni cosa necessaria, la gente ha voglia di ritrovarsi, di fare festa, di guardare avanti e dimenticare. Si ricomincia a ballare un po’ dovunque, su assi, planciti, cameroni. Anche i militari vogliono ballare, Casadei raduna in fretta i suoi orchestrali e riprende a suonare per gli alleati stanziati a Rimini, a Cesena, a Faenza. Truppe inglesi, americane e di colore che insieme alla libertà avevano portato le musiche di Col Porter, George Gershwin, Duke Ellington e la grande novità del boogie woogie. Savignano sul Rubicone era stata liberata nel novembre 1944. Memorabile è rimasta la festa organizzata a metà giugno del ’45 nel cinema teatro “Italia” distrutto dai bombardamenti e dai saccheggi e appena ripulito dalle macerie. Con la corrente fornita da generatori militari si esibiscono nei rispettivi repertori su di un palco improvvisato l’orchestra americana della 15a Air Force (una jazz band di colore) e il sestetto di Secondo Casadei, alternando frenetici boogie a incalzanti polche, valzer e mazurche (10). Si riprende a ballare in riviera, nelle osterie e nei cameroni di campagna, nei circoli ricreativi e politici che da case del fascio sono tornate ad essere case del popolo, facendo a gara nell’organizzare pomeriggi danzanti e veglioni: il veglione delle Viole a Longiano, Delle Mimose a Bellaria, La Rosa d’Inverno e delle Ghenghe a Riccione, degli Universitari e del Partito Repubblicano a Cesena, dei Faroccoli a San Mauro Pascoli, dei Cacciatori a Santarcangelo di Romagna, del Moto Club e del Garofano Rosso a Savignano sul Rubicone (11). Nei giorni di festa e di fiera si ballava ancora con l’antico sistema del bajoc. Dei veglioni del Garofano Rosso nei locali del cinema “Odeon” di Savignano sul Rubicone è stata per anni protagonista l’orchestra di Secondo Casadei: “Il ballo iniziava alle 21 con il classico giro dei tre o quattro brani musicali prima di una pausa. Proseguendo così si arrivava alla mezzanotte. A quell’ora in un tripudio ed esplosione di tovaglie, piatti, bicchieri, posate e fiaschi di vino rosso e bottiglie di albana per l’immancabile ciambella, le mamme, le zie, le nonne aprivano le ricche e gonfie sporte piene di ogni ben di dio per il pranzo di mezzanotte. […] Il ballo riprendeva tra valzer, polche, mazurche, beguine, cha-cha, boogie, ritmi lenti e tango fino alle ore 4 o più del mattino successivo” (12). Lungo la costa cominciano a sorgere eleganti locali nelle località più attraenti della riviera, come l’Embassy, la Casina del Bosco e l’Oriental Park a Rimini, il Savioli e il Vallechiara a Riccione, il Garden Ceschi a Viserba, Il Miramare e l’Imperiale a Bellaria.